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lotta contro il cancro

I nuovi orizzonti della lotta contro il cancro

Prevenzione, se possibile, altrimenti spazio a radioterapia dedicata e farmaci molecolari in grado di intercettare selettivamente i target da distruggere. Come dmni che vanno a caccia di terroristi in un quartiere pieno di civili incrini. La lotta al cancro segue oggi due direttrici ben precise: la tecnologia medica e la genonfica. Difficile dire se una di queste “armi” o entrambe, combinate, possano portare in Muro all’agugnata quota di mortalità zero, ma è incredibile la velocità con cui si stanno compiendo progressi.

Prima di parlare delle soluzioni, però, cerchiamo di capire a che punto siamo nello studio e nella comprensione dei meccanismi che regolano nascita e proliferazione della materia oscura. Il tumore è un nemico globale, centinaia di laboratori e centri di ricerca di tutto il inondo sono arruolati nella santa crociata. Tra questi l’Italia che schiera in campo alcuni dei suoi migliori “cervelli”.

La risposta dei geni

Risale a poco tempo fa la pubblicazione su Nature Medicine di uno studio condotto dall’Istituto San Raffaele di Milano in collaborazione con l’Harvard Medical School di Boston. In esso si analizzano le cellule tumorali del sangue che sopravvivono nonostante abbiano il DNA fortemente danneggiato (condizione tipica di tutti i tumori) e della mancata risposta dell’organismo che non si adopera per riparare quei danni come invece fa quando si trova in presenza di cellule sane. Che cosa accade esattamente?

Succede che le cellule malate mantengono e accumulano danni al DNA per crescere e sopravvivere alla chemioterapia, spiega a BBC Science la bostoniana Francesca Cottini, prima firmataria del paper. Abbiamo scoperto che le cellule tumorali del sangue sono in grado di farlo grazie al blocco di espressione del gene sentinella YAP1. Dunque se riattiviamo YAP1 tramite un’altra proteina, la STK4, possiamo ristabilire la normale risposta al danno del DNA e quindi uccidere il tumore. Ma YAP1 non è il solo a essere coinvolto nella battaglia al tumore. Viaggia sempre in coppia con un’altra proteina chiamata ABLI.

Così nasce il cancro

Quando si verifica il danno nella cellula ABLI si sposta all’interno del nucleo e li dovrebbe trovare ad attenderla la sua compare, YAP1. Se ciò non avviene il sistema va in fili e la difesa non scatta. Alla luce di questa scoperta è evidente che chemio o radioterapia, che hanno la caratteristica di azzerare massa malata e massa sana, non rappresentano più l’unica risposta possibile. Il sogno, invece, è creare in laboratorio un farmaco mirato che permetta di “riaccendere” STK, impossibilitato, nel caso illustrato su Nature Medicine, a svolgere il suo compito di oncosoppressore.

Individuato il targa, dunque, la scienza deve ora progettare il drone. STK4 è una chinasi, un sottogruppo di geni o proteine. Oggi esiste già una library farmacologica fatta di composti chimici o anticorpi monuclonali che vanno a incidere sulle chinasi. Vengono usati nel trattamento del tumore al polmone, al colon e alla mammella ma si confida che presto sarà la volta del sangue.